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Un nuovo film per Pupi Avati

Il cuore grande delle ragazze di un tempo:


molti lo rimpiangono...


 

 

E’ uscito l'11 novembre 2011, in tutte le sale, il nuovo film di Pupi Avati, "Il cuore grande delle ragazze", film in concorso presso la VI edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma (insieme ad altri 3 film italiani), che è stato molto apprezzato soprattutto dal pubblico, anche se non ha avuto particolari riconoscimenti dalla critica. L’attrice romana protagonista, Micaela Ramazzotti (già premiata con il David di Donatello per l'interpretazione in "La prima cosa bella" di Paolo Virzì, suo consorte nella vita), è nel cast del film al fianco di Cesare Cremonini, Andrea Roncato, Gianni Cavina, Erica Blanc e tanti altri, tra cui Manuela Morabito, Marcello Caroli, Gisella Sofio, Sara Pastore, Massimo Bonetti, Sydne Rome, Rita Carlini. Le riprese sono state ambientate nelle Marche, precisamente a Fermo e nella zona di Macerata (e non a Sasso Marconi, in provincia di Bologna, come previsto all’inizio, perché ormai divenuta una città troppo "moderna"). La pellicola racconta una vicenda familiare nell'Emilia Romagna della II Guerra Mondiale, ambientata appunto negli anni Trenta, quando il cuore delle donne "era grande". E’ la storia dei nonni del regista Pupi Avati e del loro amore “impossibile”: lei, Francesca, è una ragazza di buona famiglia (Micaela Ramazzotti), mentre lui, Carlino, è un mezzo mascalzone e donnaiolo (Cesare Cremonini), figlio di due contadini, interpretati dai bravissimi Andrea Roncato ed Erica Blanc. Il giovane Carlino (dall’alito che gli profuma di biancospino), tra Maria ed Amabile, le due figlie serie e maritabili del padrone, sceglierà una terza, Francesca (figlia acquisita dal secondo matrimonio del capo, cresciuta a Roma in un collegio di suore), suscitando l’ira funesta delle due famiglie. Prodotto dalla ‘Due A’ di Antonio Avati, il film è distribuito dalla ‘Medusa Film’, mentre le musiche portano l’autorevole firma del cantautore Lucio Dalla.

Durante la conferenza stampa per i giornalisti, avvenuta giorno 1 novembre presso il Festival Internazionale del Cinema di Roma 2011Micaela Ramazzotti ha fatto gli elogi di Pupi Avati e delle donne protagoniste del film: "Le donne di allora avevano la grande capacità di sopportazione – ha raccontato la Ramazzotti – perché è un talento quello di sopportare un tradimento: oggi le donne hanno la capacità di capire le debolezze e le fragilità umane. Io sono sposata: ho un rapporto equilibrato, sano, misurato ma se mi tradisce lo ammazzo". "Recitare in un film di Pupi Avati è come entrare in un monumento - continua Micaela - è un romanziere, ironico e pungente. Li ho visti e rivisti i suoi film, mi hanno sempre appassionato. Racconta come eravamo, le donne di allora, quello che le nostre nonne conservano: la dolce supremazia e l'autorità in casa. Donne tradite ma da cui gli uomini tornano sempre. Lo racconta con luce e poesia. La luce arriva perchè eravamo un gruppo di buffe marionette con un burattinaio che ci manovrava e faceva uscire la nostra luce. I fratelli Avati li ho conosciuti 15 anni fa, quando mi chiamarono per un piccolo ruolo in “La prima volta”. Poi un'altra particina nella “Via degli angeli”, altra comparsa. È iniziato tutto lì. Sono rimasta emozionata da questa fiaba a lieto fine. Dopo aver letto il copione ho pianto e riso: Avati scrive copioni come piccoli romanzi. E i personaggi sono in continua evoluzione perché Pupi scrive di notte le scene. E il giorno dopo li costruiamo insieme. Mi sentivo portata da un grande guru. È il film in cui mi sono divertita di più, libera di essere un po’ buffona e clownesca".

Per Cesare Cremonini è stata un'inedita prova da attore in un film d'autore. "Io ho ricevuto la chiamata a novembre dello scorso anno. È stata una cosa inaspettata. Pensavo ad uno scherzo. Ma poi ho detto subito sì appena mi ha detto che avrei lavorato con Andrea Roncato. Mi entusiasmava la motivazione della scelta: aveva pensato a me dopo avermi visto in una trasmissione televisiva, “Very Victoria” con Victoria Cabello. L'aveva colpito la mia spontaneità bolognese che gli ricordava la sua gioventù. Il film fiabesco ricalca la vita dei suoi nonni, e io interpreto il nonno. Dire di no sarebbe stato maleducato e mi sarei rimangiato per tutta la vita l'occasione di un'esperienza nutriente. La mente e lo spirito per me che ho trent'anni devono essere nutriti. Mi sono messo in gioco, per me che vengo dalla musica, ma è un atto doveroso: credo che un artista, se affronta le sfide con il giusto spirito divertito e con i piedi per terra, è positivo. Ed è anche un modo per farsi conoscere”.

Pupi Avati, per quanto riguarda il suo ultimo film ed il malessere che lo ha costretto, durante il Festival del Cinema di Roma, a ricoverarsi (infatti non era presente alla conferenza stampa e al posto suo ha presenziato il fratello Antonio, anche lui regista), ha spiegato: "L'emozione e la commozione mi hanno creato una specie di blocco intestinale che io ho creduto fosse infarto. Una cosa che mi è capitata 23 anni fa. Ho avuto chiaramente paura - ha aggiunto il regista - ma con me avevo il Carvasin sublinguale che ho preso subito, poi sono stato portato subito all'Umberto I dove mi hanno fatto una coronografia. Comunque - ha concluso - tanto terrore, mi sono ricordato quando 23 anni fa intorno al mio letto c'era chi diceva ‘Ce la farà o non ce la farà?’".

(13/11/2011)
Adele Consolo

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