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Ateismo, religiosità e spiritualismo: nel mondo di oggi, cosa comporta la mancanza di fede?

Ateismo, religiosità e spiritualismo:
nel mondo di oggi, 
cosa comporta la mancanza di fede?





In tempi di crisi, al giorno d’oggi, si può sentire il bisogno di aggrapparsi a qualcosa, per poter continuare a sperare, e un’oasi in tal senso può essere un credo religioso… In Italia, con l’aumento dell’immigrazione, sono diffuse molte religioni, ma la “prediletta” resta sempre il Cattolicesimo, complice il fatto che a Roma risiede il Papa, presso il Vaticano. Papa Francesco, l’ultimo pontefice “in carica”, si è fatto in brevissimo tempo apprezzare da tutti, per la sua grande semplicità e sensibilità e per la sua innata simpatia e spontaneità. E’ ogni giorno più evidente, infatti, tramite piccoli o grandi gesti, il suo amore “innato” per i più indifesi, per gli umili, per gli incompresi, per i “meno fortunati”, manifestando un’apertura non solo verso altre religioni e razze, ma anche nei confronti dei gay e di coppie “non regolarizzate”... Si può credere in Cristo oppure non crederci… o in alternativa credere in altre religioni… o essere atei, ma un uomo come Papa Francesco è da prendere come esempio, per non chiudersi in inutili pregiudizi verso gli altri… Comunque sia, credere in qualcosa, aiuta sempre a non perdere la speranza nel futuro. C’è chi è Testimone di Geova (e non crede in Gesù Cristo, ma solo in Geova, quindi non è Cristiano) e sostiene che in un mondo come il nostro, in cui regnano il peccato e la mancanza di valori, se non ci sarà un cambio di rotta radicale in ogni uomo presto verrà l’Apocalisse, cioè la fine del mondo, che spazzerà via tutto… I Cristiani protestanti invece sono più ottimisti e confidano, come i Cristiani Cattolici, in un solo Dio, creatore dell’universo, che è in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio (che è morto e risorto per togliere i peccati dal mondo ed offrire agli uomini di fede un’esistenza più ricca di senso e di valore, in vista anche dell’aldilà che un giorno li attenderà). Ci sono molte altre cose che accomunano Cattolici e Protestanti, ad esempio entrambi credono nello Spirito Santo ed hanno come testo sacro di riferimento la Bibbia, ma molte di più sono le differenze… 


I protestanti comunque non sono altro che Cristiani che si sono distaccati dalla Chiesa Cattolica tantissimo tempo fa, prendendo una strada diversa e parallela, facendo riferimento alla Riforma del XVI secolo (Martin Lutero, Huldrych Zwingli, Giovanni Calvino) e ad altri grandi movimenti di riforma della chiesa, come quello Battista e quello Metodista. Sono eredi di una grande tradizione ecclesiale, che anche in questo secolo ha donato alla chiesa testimoni di rilievo: ricordiamo, tra gli altri, Albert Schweitzer, Martin Luther King, Nelson Mandela (Premi Nobel per la Pace), Dag Hammarskjöld (segretario dell’ONU), Dietrich Bonhoeffer (teologo ed esponente della Resistenza antinazista). I protestanti, che riconoscono solo nella Bibbia l’unica autorità in materia di fede, sostengono che sia da interpretare alla luce della ragione critica personale (insita in ogni credente), traendone la convinzione che la vita, la gioia, il presente e il futuro, l’identità e la dignità degli esseri umani (tutto ciò che la Scrittura chiama salvezza) siano puro dono di Dio (grazia), per benevolenza del Creatore (manifestata tramite Gesù Cristo) e non dalla qualità morale dell’esistenza umana terrena (e l’accoglimento di questa prospettiva di vita è detto, nel linguaggio biblico, fede). La chiesa per i protestanti è la comunità dei credenti, raccolta in vista dell’annuncio della grazia di Dio a tutte le donne e a tutti gli uomini. Le attività della chiesa sono completamente autofinanziate, attraverso il contributo dei membri della comunità. 


Le chiese valdesi e metodiste (protestanti) partecipano alla ripartizione dell’8 per mille dell’IRPEF, ma i loro proventi sono utilizzati unicamente per le opere sociali e culturali, e non per finanziare le attività della chiesa, né per stipendiare i pastori. Il compito (o ministero) della predicazione della Parola di Dio, della celebrazione dei sacramenti, della catechesi e della cura pastorale è svolto da membri della comunità protestante, a ciò chiamati e preparati (oltre al prete può aiutare a dire messa anche un prete donna, chiamata comunemente “pretessa”). Un certo numero di donne e uomini, infatti, riceve una preparazione accademica e lavora a tempo pieno nella chiesa: si tratta dei pastori (comunque anche chi non è pastore, purché ne abbia la preparazione, può esercitare comunque i compiti direttamente legati all’annuncio della Parola di Dio). Il luogo di culto (spesso detto tempio, oltre che chiesa, per distinguerlo dalla chiesa dei cattolici) non è uno spazio sacro, ma un locale comune, in genere costruito per le assemblee liturgiche, ma usato anche per altri scopi. I preti protestanti, inoltre: a differenza del clero cattolico, hanno la possibilità di sposarsi e di avere figli; non riconoscono il miracolo che si verifica ad ogni Messa, cioè il miracolo della transustanziazione, che consiste nella trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo; credono che la figura del sacerdote non sia fondamentale (come lo è per il buon cattolico), in quanto i preti (o pastori), a parer loro, sono semplici uomini e l'unico tramite che si può avere con Dio è Cristo (quindi non riconoscono il ruolo del papa e il capo della Chiesa per loro è solo e unicamente Gesù Cristo); ritengono che preghiere a figure come Maria o i santi siano preghiere sprecate, in quanto, come ho già detto, è esclusivamente Cristo a fare da mediatore con Dio; celebrano solo due sacramenti, e cioè il battesimo e la comunione (a differenza dei cattolici, che compiono oltre a questi anche la cresima, la confessione il matrimonio e le onoranze funebri). In conclusione, tante sono le religioni al mondo in cui poter credere (o non credere), e sarebbe bello poterle approfondire tutte nell’ora scolastica di religione, insieme anche a quella “ufficiale” cattolica, di modo tale da poter scegliere quella che più sentiamo come nostra, e cioè più vicina ai nostri “valori” e alla nostra concezione di vita (terrena e non). Poter scegliere ciò in cui credere sarebbe meglio rispetto al sentirci obbligati ad aver fede. Si può di certo anche non aver fede, e cioè non credere in nessuna religione, e ciò non comporterebbe nulla di grave, ma  io credo che nella vita comunque bisogna credere in qualcosa di spirituale, perché tutto ciò che è terreno ha un tempo limitato, mentre sperare e credere nell’eternità dell’anima è un concetto che ci può arricchire dentro e può essere un motivo per cercare d’essere migliori, sforzandoci di rispettare il prossimo: concetto che accomuna ogni tipo di religione…

(26/01/2014)
Adele Consolo

In tv torna la Bologna anni '40: Un matrimonio per i fratelli Avati

In tv torna la Bologna anni '40:
Un matrimonio per i fratelli Avati



A partire dal 29 Dicembre 2013, su Rai 1, ogni domenica (e solo per la seconda e per l'ultima puntata anche di lunedì), per un totale di sei puntate, va in onda il nuovo film per la tv dei fratelli Avati, dal titolo “Un matrimonio”. Con questa incantevole fiction, che sta facendo ogni sera il massimo degli ascolti, Pupi ed Antonio Avati stanno facendo rivivere la loro Bologna e quella della loro famiglia, tornando indietro nel tempo, sino ad arrivare agli anni ’40. Dopo il successo riscosso dagli Avati nel 2011 presso il Festival del Cinema di Roma (il film infatti è stato accolto tra i film finalisti) e ai botteghini del cinema con il film “Il cuore grande delle ragazze”, il 9 Gennaio dello stesso anno erano iniziate a Bologna le riprese della fiction tv, anche se il primo ciak in realtà era stato battuto precedentemente a Roma, negli studi di Cinecittà, dove sono stati ripresi alcuni interni, dalla premiata ditta familiare Avati, e cioè i fratelli Pupi ed Antonio (a cui si è aggiunta anche la figlia di PupiMaria Antonia). Il film, che è stato prodotto da Antonio Avati (mentre la regia è stata curata dal fratello Pupi), è stato ispirato ad una storia reale, e cioè alla vita della famiglia di Avati, partendo dai nonni (cioè dagli anni ’40), sino ad arrivare ai nostri giorni. Realizzata per Rai Fiction, scritta dallo stesso Avati insieme a Claudio Piersanti e Tommaso Avati“Un matrimonio” narra la storia d’amore di due giovani, come ne “Il cuore grande delle ragazze”, ma mentre in quest’ultimo si ricordava dell’avventura amorosa dei nonni, stavolta il fulcro della trama sarà la storia d’amore dei genitori di Pupi ed Antonio, durata ben 50 anni. 


Le riprese di questa serie sono durate in tutto per 24 settimane, ma la seconda parte delle riprese da Bologna si è spostata nelle MarcheFlavio Parenti è al suo primo film con gli Avati, mentre ritroviamo qui Katia Ricciarelli, Andrea Roncato (che, dopo aver recitato magistralmente in “Il cuore grande delle ragazze”, questa volta è il nonno materno di Pupi Avati, e cioè il padre del personaggio di Francesca, interpretata dall’attrice Micaela Ramazzotti) e Valeria Fabrizi. Nei panni dei nonni paterni di Avati invece ci sono Christian De Sica e Mariella Valentini. Anche se destinata al piccolo schermo, questa serie è un progetto molto ambizioso, dall’impianto cinematografico e con un cast importante. Al centro della fiction ci sono vicende che attraversano circa 50 anni di storia d'Italia, dunque oltre alla storia della famiglia Avati, verrà raccontata anche quella del nostro Paese, con tutti i suoi cambiamenti, le sue battaglie e le sue rivoluzioni, quindi questo progetto ha avuto, come si è visto dagli ascolti, tutti gli ingredienti giusti per dare alla luce una fiction di successo, oltre che di spessore... anche grazie alla bravura di molti dei protagonisti, in particolare Micaela Ramazzotti, Flavio Parenti, Andrea Roncato, Valeria Fabrizi, Francesco Brandi, Christian De Sica e Mariella Valentini.

Per altre info si può visitare il link www.facebook.com/unmatrimonio

(05/01/2014)
Adele Consolo